Sulla via...quella giusta

Luci tremule di candele si muovono nel parco di fronte la nostra chiesa. È sera, e tanta gente si è radunata nel buio e nel silenzio di una domenica.
La nostra comunità parrocchiale è pronta a seguire la Via Crucis, quest’anno organizzata dai ragazzi che riceveranno la S. Cresima a fine aprile insieme con il gruppo Luce, i giovani che andranno in Madagascar nella nostra missione la prossima estate.

La Via Crucis costituisce un momento importante nel cammino di preparazione alla Santa Pasqua, una significativa occasione di preghiera e comunione.
Nella loro semplicità e concretezza le meditazioni scritte per l’occasione hanno il potere di toccare profondamente il cuore, di commuovere e di far pensare, e fanno desiderare un mondo più giusto e felice per tutti.

Stazione dopo stazione, la Via Crucis chiede di stare accanto a Gesù nel momento più alto in cui i suoi sentimenti si sono tradotti in azione, nel dono totale di sé. Rifacendosi un po’ al metodo ignaziano, è come se ognuno di loro si fosse messo di fronte al Figlio di Dio sul Calvario, si fossero trasformati in testimoni oculari di quanto avvenne.

Sono ragazzi, studenti, pieni di passioni e spesso con lo sguardo sul cellulare.
In quelle meditazioni parlano i loro cuori, colmi di paure per un futuro incerto, voglia di vivere e nello stesso tempo tante fragilità che impediscono loro di farlo appieno. Soprattutto emerge la speranza per una pace nuova, la speranza di diventare grandi, di ascoltare il proprio cuore e scoprire la propria vocazione, fuggire l’immobilità e l’indifferenza e dare modo a Dio di mostrarci che in ogni caduta Lui ci rialzerà.

Nelle quattordici meditazioni vari temi sono stati trattati e alcuni mi hanno colpito di più. Nella quinta stazione “Simone di Cirene aiuta Gesù a portare la croce” al centro c’è il tema dell’incontro, una meditazione che calza perfettamente con l’adolescenza, l’età tipica degli incontri, dell’aperture agli altri. Eppure, l’adolescenza è anche l’età del cambiamento. E i giovani possono cambiare anche grazie a chi incontrano: possono essere i coetanei oppure gli adulti che poi diventano figure di riferimento. Come testimonia il Cireneo. «E lui si rivela un uomo che sostiene il prossimo, benché sia straniero».
Nella sesta Stazione “Veronica asciuga il volto di Gesù”, una donna forte si fa largo in mezzo alla folla, per accarezzare un volto straziato come quello di Cristo. Richiama la nostra società delle immagini a non fermarsi all’apparenza. «C’è tanto di più nei nostri selfie». La ricerca di scoprire e far riconoscere la nostra identità passerà nel cercare «la più grande verità di noi, l’amore che permettiamo al Signore di far nascere nella nostra vita».
Nella decima Stazione si contempla “Gesù spogliato delle vesti”: la nudità che esprime la violenza, l’offesa, lo svilimento della persona, e s’invoca Gesù affinché possa aiutarci a custodire la dignità e ricostruire la bellezza a partire dall’interiorità. Quattordici stazioni in cui c’erano tutti i sentimenti di un ragazzo del terzo millennio che si lascia interrogare dal Signore.

Un’occasione per dar voce a chi solitamente sta in disparte.
Ed è proprio sulla via della croce che chiederemo ai ragazzi di avvicinarsi e di stringersi sempre più al Signore, quasi che la corsa debba rallentare ma perché sia più sicura la direzione da prendere e più determinato il cammino verso l’ultimo slancio finale che è quello dell’Amore più grande.

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